Il grande scoppio. Uno dei primi grandi scoppi era una gomma da masticare gigante, ormai senza sapore, che riempiva tutta la cavità orale, e poi con un forte soffio creando una bolla che cresceva e poi sentire sulle guance spiaccichio maleodorante dopo un suono quasi assordante. La grande fierezza accompagnava questo studio dell’evento irriproducibile in natura e ci faceva capire che per far un “gran scoppio” ci vuole qualcosa che scoppi.
Per questo non era facile rispondere durante l’interrogazione alle domande sulle origini del mondo. Una delle possibilità era puntare sul Verbo e sui miracoli. Ma nella scuola in uno stato comunista non solo si veniva bocciati, ma anche ridicolizzati.
Rimaneva allora il “gran scoppio” e la teoria dell’evoluzione. E si rispondeva senza capire di cosa si stava parlando. Che cosa è scoppiato? La compagna maestra rispondeva: “Il gran scoppio fu provocato da tantissimo gas presente nell’universo”. Sì, per far scoppiare il gas ci vuole che qualcuno suona il campanello alla porta, oppure passa uno con la sigaretta accesa, oppure due pietre focaie che si scontrano a gran velocità. E non mi risultava, e non mi risulta che una di queste situazioni si fosse verificata.
Solo poco tempo fa la soluzione mi ha trovato. Non mi ricordavo più nulla di quella materia. Vivevo in questo mondo pieno di vita e miei interessi non erano indirizzati alla comprensione della galassie e della loro origine. I miei sogni parlavano gentilmente di un mondo già evoluto saltando il caos primordiale. I buchi neri paurosi erano rappresentati dalle carie dentali e l’evoluzione non mi trasformava. Assomigliavo in tutto alla mia mamma e al mio babbo. Insomma ero più impegnato ad allontanare la fine della Terra che a capire cosa fosse successo tanto tempo fa.
Un grande aiuto è arrivato da uno dei miei eroi, Juri Gagarin. E’ stato uno degli esseri più amati del nostro pianeta. E fu amato perché per primo, mi scuso, per quarto, perché prima c’erano state la Lajka e seconda e terza Belka e Strelka, a vincere la gravità e a vedere l’universo attraverso il piccolo oblò. I tre cani non parlarono, abbaiarono qualche messaggio in codice, ma nessun essere umano era in grado di decifrarlo. Invece Jurij Aleksejevic Gagarin disse, esclamò a voce alta, anche se pochi sentirono: “Cavolo!!!”
Ero tra quei pochi, che hanno sentito, e risentito, perché un nostro vicino di casa era un radioamatore e captava tutte le registrazioni tra il “Vostok 1” e il centro di comando di Baikonur. Furono scritte tante parole sulle frasi pronunciate da Jurij, ma si sa che molte erano inventate addirittura da Nikita Kruscev. Invece nessuno scrisse mai nulla sul primo verbo udibile, sul cavolo. Ma per me di colpo tutto divenne chiaro, limpido, certo.
Il Big Bang non era altro che una botte piena di cavoli in fermentazione, detti anche “Crauti”, che orbitavano nello spazio e continuavano a fermentare producendo gran quantità di CO2, il gas pronto a fare gran scoppio appena la botte si fosse saturata. Dopo lo scoppio la botte si disintegrò e i cavoli ricchi di batteri si sparsero in ogni dove, lasciando dietro di sé una scia luminosa. Quelle piccole strisce di cavolo cappuccio hanno aiutato tantissimi ad esprimere, perciò a chiarirsi, i loro desideri e in seguito a compiere le azioni inconsce e consce per realizzarli. Addirittura una notte tre astronomi amatori vedendo uno dei cavoli fermentati, questo era tagliato male e quasi intero, con una coda straordinaria, hanno cambiato il credo di una gran parte dei nostri continenti.
…. Cavolo! Ma i cavoli dentro la botte chi ce li ha messi?
T.
P.S. La foto di Yuri Gagarin viene da: https://airandspace.si.edu/